Gianfranco e Gabriele questa sera hanno qualcosa di importante da raccontare a tutto il paese … adulti e giovani … tutti invitati. Questa era la scritta che compariva sul manifesto affisso davanti all’ingresso della scuola media del paese dove mi trovavo a soggiornare. Ovviamente, incuriosito, quella sera sono andato ad ascoltare. Sul palco, una ventina di ragazzi appartenenti alla stessa classe, ma a parlare come già detto erano solo due, Gianfranco e Gabriele. Comincia il loro racconto che cercherò di sintetizzare raccogliendo i punti più importanti.
Gianfranco è un ragazzo di 13 anni, uno come tanti, molti sogni, tante passioni e tanti amici. Come i compagni di classe ha creato un gruppo whatsApp, uno dei soliti fatto di comunicazioni, foto, frasi per rimanere informati e per sentirsi sempre gruppo “unito”. Per tanto tempo, tutto ha proprio funzionato così, informazioni più o meno importanti,comunicazioni, stati d’animo, qualche battuta e qualche foto. Ma Gianfranco non aveva fatto i conti con la “cattiveria” di alcuni componenti, due in particolare si erano accaniti contro di lui, il motivo non si conosce.

Ogni giorno trovavano modo di scrivere cose sgradevoli sul suo conto … “Gianfranco oggi sembra uno spaventapasseri, forse ha indossato vestiti di suo padre per provare a nascondere la “ciccia” che ricopre il suo corpo.
“Si vede che Gianfranco capisce poco, oggi pessima figura nell’interrogazione di storia” il tutto accompagnato da immagini e disegni di asini. “Gianfranco viene a scuola a piedi, non prende più il bus, di sicuro non avrà i soldi per i biglietti”. E così via, quasi tutti i giorni cattiverie gratuite; è vero che erano solo in due a scrivere ”brutture” ma parte degli altri nessun intervento a condannare e tanta indifferenza. Insomma nessuno che facesse tacere qui due, nessuno che prendesse le distanze. Volete sapere come è andata a finire? Gianfranco non ha voluto più andare a scuola non ha più parlato con nessuno, neanche in casa. Insomma il ragazzo si è chiuso “in se stesso” a sopportare il dispiacere in completa solitudine. Ecco cosa può succedere utilizzando male uno strumento che avrebbe dovuto invece essere supporto di conoscenza e aggregazione. Però un giorno cosa succede, un ragazzo del gruppo, Gabriele, capisce che la cosa è degenerata ed invita tutti a riflettere. Ma come fare a portare alla riflessione un gruppetto che si sta divertendo sui disagi procurati ad un compagno.

Semplice, Gabriele utilizza poche parole: “proviamo, ognuno di noi, ad essere Gianfranco per qualche ora … proviamo a capire come ci si possa sentire ad essere denigrati e derisi. Proviamo a pensare cosa significhi distruggere la propria autostima, sentirsi soli e incapaci di fare qualsiasi cosa. Grande silenzio, ma le parole di Gabriele avevano lasciato il segno: “prova a metterti nei panni dell’altro” questo era il forte messaggio emesso dalla riflessione.
A Gabriele, in breve, si aggregano 4 ragazzi e il giorno successivo si recano a casa di Gianfranco. Bussano alla sua porta ed ecco ciò che dicono:” siamo qui a nome di tutti, ti abbiamo fatto del male … siamo ancora in tempo a rimediare?? Parole che sono servite a togliere dalla disperazione un ragazzo che rischiava di sprofondare nella più cupa disperazione. Da quell’incontro sono cominciate giornate diverse per tutti. Ognuno ha avuto modo di riflettere sul proprio comportamento e sulle proprie azioni, le semplici parole di Gabriele “Prova a metterti nei panni dell’altro” sono servite a scuotere la coscienza di parecchi compagni forse proprio perché dette da Gabriele …“uno di loro”
Giuseppe di Lieto