Perciò sono opportune la consapevolezza e la vigilanza dei famigliari
Il sistema di sorveglianza Passi d’argento dell’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato che in Italia, nel biennio 2022-23, il 21% delle persone d’età maggiore di anni 65 è caduto a terra almeno una volta.

Le cadute risultano più frequenti con l’avanzare dell’età (è caduto un ultra 85enne su 3), tra le donne e tra chi è in condizioni economicamente carenti e avvengono perlopiù in casa. Solo in meno della metà dei casi la causa della caduta è accidentale e non dipende dalle condizioni di salute ed efficienza dell’anziano. Tuttavia se, per la mancanza di testimoni e per la tendenza della persona anziana a minimizzare o tacere l’evento, i famigliari indagano sull’accaduto, l’infortunato tende ad attribuire
la caduta ad un ostacolo imprevisto, a un oggetto mal collocato, a un pavimento scivoloso… quasi a negare, anche a se stesso, il declino della personale abilità e salute. Al proposito, dalla presidenza della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria viene l’invito a non sottovalutare questi eventi perché chi cade una volta rischia di cadere ancora se non si acclara la causa dell’accaduto e non si provvede conseguentemente. La vera causa della caduta potrebbe correlarsi a un calo della pressione arteriosa, a un’insufficienza visiva o neurologica, per malattie d’organo-apparato o l’accentuarsi della fragilità senile. Tra le cause effettive delle cadute, non da fortuito inciampo, si riconoscono: brusco calo della pressione arteriosa (sincope da ipotensione o da malattia cardiaca), demenza, epilessia, deficit visivo, confusione mentale, ictus, disordine del cammino (da indebolimento muscolare senile o da irrigidimento da M. di Parkinson o parkinsonismo).
Tra le cause possono esserci gli effetti di alcuni farmaci che possono compromettere l’andatura o la vigilanza, come: gli anti ipertensivi, gli agenti sul sistema nervoso centrale (come benzodiazepine, antidepressivi, antipsicotici, per gli effetti di sonnolenza o diminuzione della prontezza mentale, alterazione della coscienza, rigidità motoria ed effetti sulla deambulazione) gli agenti sulla prostata, l’insulina (che, in caso d’indotta ipoglicemia, produce offuscamento visivo, vertigini, spossatezza).

Vien chiarito che la fragilità ossea conseguente all’invecchiamento aumenta il rischio di frattura conseguente a traumi ma non produce fratture spontanee causanti caduta a terra dell’anziano. Al contrario, è la caduta a terra o il trauma che comportano lividi, lesioni o fratture. Tra le fratture ossee, quella del femore è la più frequente: circa 100mila ricoveri ospedalieri all’anno, seguita da quelle di radio, di omero, di vertebra. Più della metà degli anziani che subiscono un rilevante trauma da caduta non recupera il livello funzionale precedente e quasi triplica il rischio di dover ricorrere al ricovero in struttura residenziale. Tra l’altro, dopo una seria caduta, l’anziano può deprimersi emotivamente. Per tutto quanto premesso, quando avvertissimo gli effetti, o anche solo il sospetto, della caduta di un nostro anziano (non raramente reticente, minimizzante o inconsapevole) dovremmo accertare le cause dell’evento anche ricorrendo alla valutazione del medico di famiglia o dello specialista geriatra o d’organo o apparato pertinente.

Per di più, è stato calcolato che gli anziani italiani sono i più soli d’Europa: in proporzione alla popolazione, in Italia, gli anziani che vivono soli sono il doppio rispetto alla media nei Paesi europei. La solitudine in età avanzata comporta disagio esistenziale e influenza negativamente la salute mentale e fisica; favorisce l’aumento del rischio di depressione, di disturbi del sonno, di demenza, di malattie cardiovascolari e di suicidi.
Secondo i dati Eurostat, il 14% degli anziani, in Italia, ha nessuno cui chiedere aiuto, mentre il 12% non ha persone con cui condividere questioni personali, a fronte di una media europea del 6,1%. In considerazione della preoccupante realtà di fatto e del suo tendenziale aggravamento, appaiono appropriate e meritorie le iniziative di cordiale sorveglianza e protezione occasionale, anche in strada e negli esercizi commerciali, che cominciano a fiorire anche non lontano da noi. Al proposito, anche sul Notiziario ACFA, tempo fa, abbiamo riportato la notizia del progetto in atto nel vicino quartiere milanese di Lambrate. Perciò anche la nostra Chiesa diocesana (stimolata già da Sant’Ambrogio all’arte della consolazione) insieme alle altre della Lombardia, è orientata a sperimentare, per gli indigenti soli, forme di attività di badante di condominio e di comunità. Così orientando la prossimità caritatevole e sperando nel supporto della pubblica amministrazione aldilà del “Bonus anziani non autosufficienti” (da 850 euro al mese finalizzato a cura e assistenza di ultra80enni titolari di indennità di accompagnamento ma limitato a Isee non superiore a 6mila euro).
Marco Triulzi