Non dando per scontata la validità di tradizioni popolari e promozioni commerciali
I richiami delI’ampia e variopinta offerta commerciale e la generalizzata ansia diffusa dal CoViD qualche anno fa, facilitano un uso tendenzialmente smodato, per scelte e modalità, delle pratiche di disinfezione nelle nostre abitazioni e sulle persone nostre e dei nostri assistiti grandi anziani o bambini piccoli. Pertanto, quest’estate il Ministero della Salute e il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive della Sapienza Università di Roma hanno promosso la campagna informativa “Disinfetta con Sapienza”.

L’iniziativa, dal titolo doppiamente appropriato, intende coinvolgere l’intera cittadinanza al fine di adeguare la conoscenza dei disinfettanti disponibili, per un appropriato controllo delle infezioni, nel rispetto delle norme vigenti e la consapevolezza dei rischi correlati. Qui ne riprendiamo il contenuto articolato in domande e risposte di provata adeguatezza.
Cosa è un disinfettate?
E’ una sostanza atta ad eliminare o ridurre drasticamente microrganismi come batteri, virus e funghi su superfici, acqua, ambienti o anche sulla pelle umana. In relazione all’uso, può essere classificato quale presidio medico-chirurgico (PMC) o come medicinale.
Cosa lo distingue da un detergente?

Quest’ultimo serve a pulire, cioè a rimuovere lo sporco. Il disinfettante elimina i microrganismi. Una pulizia ben eseguita predispone a una efficace disinfezione. Solo sull’etichetta del disinfettante vien riportato il numero di autorizzazione rilasciato dal Ministero della Salute.
E’ importante leggere l’etichetta del prodotto?
Per assicurarsi efficacia e sicurezza leggiamo sempre sull’etichetta come usarlo adeguatamente e in sicurezza: dosaggi, modalità di applicazione, precauzioni, scadenza, pericoli indicati con pittogrammi.
Quali sono i migliori disinfettanti per le superfici?
Ogni superficie e contesto ha le sue specificità, precisate sull’etichetta. In generale sono efficaci prodotti a base di ipoclorito di sodio, alcol etilico, perossido di idrogeno, quaternari d’ammonio.
A quale concentrazione è più efficace l’alcol etilico (etanolo)?
Come disinfettante l’etanolo è più efficace in concentrazione compresa tra il 60% e l’80% . Al 70% è ottimale l’equilibrio tra efficacia antimicrobica e sicurezza. Un alcol al 100% è meno efficace, quale disinfettante, perché l’assenza di acqua ne rallenta l’assorbimento letale all’interno del microrganismo. Al proposito, sono da evitare le diluizioni casarecce. Le diluizioni normativamente autorizzale dal produttore sono frutto di studi e verifiche e non vanno modificate. Pertanto, si devono usare prodotti già diluiti pronti all’uso o, se precisamente indicato sull’etichetta, diluire esattamente come indicato in etichetta. Non è vero che un disinfettate più è concentrato più è efficace!
Tra gli alcoli, il metanolo è un disinfettante?
Non è un disinfettante sicuro né raccomandato su cute o superfici. Dalle autorità competenti (OMS e AIFA) ne è vietato l’uso medico e domestico per la sua elevata tossicità. La sua inalazione o assorbimento cutaneo, anche in piccola quantità, può causare grave avvelenamento, con danni al sistema nervoso e alla vista, anche letali.

Quali sono i migliori disinfettanti, rispettivamente: per la cute integra e per la cute lesa?
Per la cute integra: sono preferibili soluzioni a base alcolica (etanolo), clorexidina, iodopovidone. Per la cute lesa: sono da usarsi preparati normativamente classificati quali specialità medicinali (non disinfettanti) spesso a base di clorexidina o iodopovidone in speciale formula.
I residui dei disinfettanti possono causare danni alla fauna e all’ecosistema?
Un rilascio scorretto o eccessivo può inquinare acqua e suolo, danneggiando fauna e flora e favorendo lo sviluppo di microrganismi resistenti agli stessi.
Pertanto, i disinfettanti vanno usati con precisione e responsabilità, nel rispetto delle prescrizioni, delle etichette,delle norme di smaltimento, perché siano efficaci al bisogno e per proteggere la salute di tutti noi, quella dell’ambiente di vita e l’intero ecosistema.
Marco Triulzi
